I miei libri   

PROSE PER VIAGGIATORI PENDOLARI  (2002)

Volumetto di racconti così brevi da poter essere letti tra una stazione e l’altra o alla fermata dell’autobus. Ma non solo racconti, anche lettere di amanti improbabili, elucubrazioni da dopocena, pagine di diario, illuminazioni (o abbagli) della coscienza. Con una prefazione di Manlio Cancogni. Illustrazione di copertina di Marco Maffei. Pagine 80. Faenza, Mobydick, 2002.

Dalla prefazione di Manlio Cancogni

I racconti di questa preziosa raccolta superano di rado le venti, trenta righe. Ma fra la prima e l’ultima si apre un grande spazio, schiuso sulla misteriosità del nostro esistere. E quante cose vi accadono; e ognuna rappresenta una sorpresa, il realizzarsi di una possibilità generalmente inespressa, seguendo un filo conduttore che non è la logica ma l’invenzione poetica...

Un racconto: Il mio aereo della sera

Eccolo di nuovo lassù, piccolissimo e silenzioso, con la sua sottile striscia bianca sul tramonto. Non c'è sera che si dimentichi di passare. Non è molto che l'ho scoperto, che mi sono accorto della sua insistente regolarità. Ma, passa e ripassa, ce l'ha fatta ad attirare la mia attenzione e adesso non manco mai all'appuntamento. Sono convinto che se n'è reso conto ed è soddisfatto. Ora che si sa osservato rallenta il suo volo, indugia qualche attimo di più per farsi guardare meglio e mi ammicca malizioso. Io, per adesso, mi limito a fargli un cenno con la mano, perché prenda confidenza con me e si avvicini. Ma quando sarà ad una ragionevole distanza lo schiaccerò sul vetro della finestra col mio pollice inesorabile: non sopporto gli aerei vanitosi.

Dal web

Una recensione di Katia Mazzoni su Pendol ante (24 giugno 2012)

 

LA VIA DELL'ORCO  (2008)

Romanzo d'archivio con disegni dell'autore e di Timofey Kostin. Pagine 240. Lucca, Trasciatti editore, collana I Libratti, 2008.

La storia di un mangione alla ricerca delle nobili origini della sua pancia

Strana cosa questo libro. L’autore si è fatto in tre, diventando anche editore e illustratore di se stesso. La collana “I Libratti” è nata così, ma adesso ospita anche altri scrittori e altri artisti, un piccolo ventaglio di creativi che si danno da fare per diffondere questi libri economici di letteratura illustrata. Ormai presenti in tutte le librerie di Lucca, I Libratti si stanno avventurando anche in altre città, tra cui Firenze, Catania, Praga e Amsterdam!

Un orco mangione è il protagonista del romanzo di Trasciatti, un omone sull’orlo della bulimia, diviso tra un lavoro impiegatizio che lo frustra e il desiderio di aprirsi un cammino nuovo nella vita: «Ho cominciato a mangiare di continuo senza sapere bene il motivo. Mangiando mi calmavo, non mi sembrava neanche di mangiare tanto, mangiavo e mi rilassavo. Il panettone, com’era buono il panettone. Cominciavo a settembre, con le primizie, i primi panettoni  di stagione che apparivano nei supermercati. Ma perché dovevo calmarmi non lo so neanch’io. E’ come sei i quarant’anni mi fossero piombati addosso tutti insieme. Non ero preparato. Mi sono trovato nel mezzo della vita che non sapevo più dove andare e perché avrei dovuto andarci.»

Così inizia una ricerca a ritroso nel tempo, sulle tracce di antenati forse nobili, un girovagare per archivi nella speranza di ritrovare un punto di partenza, un’origine che dia un senso all’esistenza. Comico e tragico al tempo stesso, lunare e rocambolesco, erudito e scollacciato, il romanzo di Trasciatti diventa una grottesca discesa agli inferi, in compagnia di una nutrita serie di  vignette dell'autore  e di alcuni magistrali disegni del russo  Timofey Kostin, esponente - forse unico - del Concettualismo Ridotto.   

Rassegna web

Marisa Cecchetti su Il Trasciatti (16 aprile 2009)

Giuseppe O. Longo su Tratti

Fabrizio Bianchi su Le voci della luna

Redazione DANAE

IL DOTTOR PISTELLI: UNA VITA IN RITARDO  (2013)

 

IL DOTTOR PISTELLI. UNA VITA IN RITARDO (2013)

  

Ciclo di racconti aventi per protagonista un certo dott. Pistelli. Illustrazioni di Nazareno Giusti. Pagine 122. Castelnuovo G., Garfagnana editrice, 2013.  

Quarta di copertina

Chi è il dottor Pistelli? Cosa vuole da noi? Esemplare poco raro di una generazione di eterni studenti, si aggira per le strade di una città di provincia con un fiuto infallibile che lo fa arrivare immancabilmente in ritardo agli appuntamenti con la vita. L’università, il lavoro, l’amore, la politica, lo sport... non manca niente nella vita del dottor Pistelli, tranne la capacità di stare al passo con i tempi e con la propria età anagrafica. La sua è una vita pencolante, anfibia, le sue disavventure fanno sorridere, ma lasciano a volte un po’ di amaro in bocca. Troppo istruito per essere un vero picaro, ma non abbastanza per essere un vero intellettuale, il dottor Pistelli rimane sospeso tra ambizioni sognanti e bruschi ritorni alla realtà, tra vicende fantozziane e speculazioni pseudo-filosofiche. Pubblicati su riviste nel corso degli anni, i racconti di questo volume finiscono per comporsi in un tragicomico romanzo di formazione a episodi, ognuno dei quali è illustrato con ironia da Nazareno Giusti.    

Un estratto dal racconto "Il tormento del portalettere"

Fu affidato, per l'addestramento, a un tal Ghiselli, postino con una trentina d'anni di servizio alle spalle, amante del buon vino e di quello cattivo, fumatore incallito e senza filtro, gran voce da tenore da osteria, buon umore incrollabile, bestemmiatore morigerato, barba e camicia sempre di tre giorni. Il dott. Pistelli fu sommerso da una raffica di nomi e di cognomi, relazioni di parentela tra gli utenti postali, vie, numeri civici, svolte a destra e a sinistra, “ma di lì 'un ci si passa perché ci si mette di più, conviene prendere quell'altro viottolo, sta' attento perché se caschi qui col motorino l'assicurazione 'un ti dà nulla! E poi qua dal Cagnacci  stamani no, cià una lettera sola, ni si porta domani che cià anco 'l giornale...” Il dott. Pistelli ovviamente annuiva, ripeteva incessantemente di sì pur non capendo assolutamente niente di quanto l'altro faceva e diceva. Poi uscirono coi motorini. Il Ghiselli sparato come un razzo e il dott. Pistelli a fatica dietro, l'uno fiondando lettere nelle cassette e sbraitando come una litania maniacale ogni nome e  ogni numero,  l'altro perso in un inseguimento disperato, frastornato come a quindici anni sull'otto volante...  

Leggi anche: Osservazione di una scarpa

Un'illustrazione di Nazareno Giusti: Il postino Ghiselli

Rassegna web

  Roberto Amato su   La Balena Bianca (24 gennaio 2014)

Sebastiano Mondadori su Scuola Barnabooth (30 gennaio 2014)

Andrea Cirolla su Doppiozero (4 novembre 2014)

Acquista il libro su Ibs

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AVEVO COSTRUITO UN SOGNO (2014)

Storie e fatiche di un postino artista, cioè Ferdinand Cheval, che si innamorò dei sassi che incontrava nei suoi giri a piedi e ci costruì, in trent'anni di lavoro, la più bizzarra delle costruzioni, il Palais Idéal. Con una prefazione di Massimo Raffaeli e un omaggio grafico di Luigi Serafini. Roma, Ediesse, collana Carta Bianca, diretta da Angelo Ferracuti, 2014. 

Dalla Quarta di copertina

Fare il postino nelle campagne del Sud-Est della Francia di fine Ottocento, a Hauterives, nella Drôme, non era una passeggiata. O meglio, era una passeggiata che poteva allungarsi per decine di chilometri, da un paesino all’altro, con il sole o con la pioggia, portando a spalla un borsone pieno di lettere. Ma Ferdinand Cheval trovò il modo di sfuggire all’ossessione dei giorni sempre uguali e di passare alla storia. Nel 1879 iniziò la sua opera e in trent’anni, con 930.000 ore di lavoro, 1.000 metri cubi di mattoni e 3.500 sacchi di calce, innalzò il suo Palazzo Ideale, una costruzione astrusa, tutta grotte e gallerie, scalette, pinnacoli e terrazze; un palazzo assolutamente impossibile da abitare ma di una bellezza ingenua da lasciare senza fiato...

Scheda libro

Rassegna stampa e web

Nanni Delbecchi su Il Fatto Quotidiano (31 gennaio 2015)

Davide Saini su La Balena Bianca (9 marzo 2015)

Andrea Cirolla su  L'Indice dei libri del mese  (maggio 2015)

Giuseppe Pollicelli su Libero (11 agosto 2015)

Marisa Cecchetti su Tellus folio (27 febbraio 2016)

Nazareno Giusti su Avvenire (12 agosto 2016)

Le courrier international (26 giungo 2017)

Alberto Frigo cita "Avevo costruito un sogno" nella sua tesi di dottorato, Life-stowing from a Digital Media Perspective: Present, Past and Future (Stoccolma 2017)

 

SCAMPOLI (2017)

Piccolo zibaldone di racconti brevi e brevissimi, pensierini, resoconti di sogni, prosette strane, dialoghi pignagnoleschi. Con qualche poesia e qualche disegno dell'autore. Salerno, Oèdipus edizioni, 2017.

 

ACROBAZIE (2021)

Acrobazie. Storie brevi e brevissime. Il ramo e la foglia edizioni. Collana Racconti, n. 1, copertina flessibile, 140x210 mm, pp. 80, euro 13. In copertina e all'interno alcuni disegni dell'autore.

Il tema delle acrobazie ritorna di tanto in tanto nel libro e, forse, ci vuole anche un lettore un po' acrobatico per saltare da un racconto all'altro senza che ci sia un disegno preciso che li lega, una direzione, un programma chiaro e rassicurante. Scritti nell'arco di circa vent'anni, alcuni sono usciti su riviste di letteratura, altri in librettini da collezione ormai introvabili, altri ancora (la maggior parte) appaiono qui per la prima volta.

Rassegna web

Benedetta Berio: Acrobazie (22 aprile 2021)

Renato Barilli: Trasciatti, acrobazie di buon gusto giapponese (24 aprile 2021)

L'editore intervista l'autore (30 aprile 2021)

Acrobazie: intervista di Francesca Amore (6 maggio 2021)

Gino Ruozzi su Il Sole 24 ore (30 maggio 2021)

Sebastiano Mondadori su L'immaginazione (n. 327, gennaio-febbraio 2022)

Qui la rassegna stampa completa

 

BIOGRAFIA DI UN BIOGRAFO (2021)

Dopo anni di pubblicazioni alla macchia, in riviste e plaquettes, ecco la mia prima raccolta organica di poesie, scritte nell'arco di circa un decennio (1990-2000). Una sorta di autobiografia in versi, seguita dalla biografia in prosa, inattendibile eppure rivelatrice, del poeta Roberto Amato. Con una postfazione di Adrian Bravi. Pagine 188, Ancona, Pequod, 2021.

In questa casa pisana
(via Mercanti 18,
cento scalini esatti
dalla strada al tetto)
ci alterniamo da tempo,
ci rincorriamo lasciando
brevi messaggi in cucina,
telefonando a notte,
sfiorandoci di fretta,
baciandoci talvolta sulle guance.
Ma nessuno poi resta
essendo un luogo, questo,
di fughe che s’intrecciano,
di percorsi svagati e solitari
che si annodano a un tratto
d’affetto e di risate,
di foto scattate sul terrazzo
con bevande che freddano le mani;
dopo ognuno riparte.
La casa torna vuota di persone
ma folta dei suoi nodi di memoria.
In via Mercanti 18,
cento scalini esatti dalla strada al tetto.

Rassegna web

Anteprima editoriale su Atelier

Gianluca Massimini su Lankenauta

Gabriele Ottaviani su Convenzionali

Gino Ruozzi su Il Sole 24 Ore (28 novembre 2021)

 

 

 

 

 

 


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