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E poi un bel giorno, si fa per dire, entrai in ambulatorio e mi attendeva una sorpresa: lo scavo era stato colmato, il buco riempito, Vannini in carne ed ossa sedeva alla sua scrivania con aria, tutto sommato, felice, appena un po' svagata. Era dunque tornato dalle sue scorribande telluriche e niente in lui faceva pensare a un fantasma. Volli accertarmene, mi avvicinai e gli strinsi un braccio, non senza un po' di affetto, perché, per quanto la sua indole solitaria lo portasse ad essere indisponente, non potevo nascondere di essere, in cuor mio, contento della sua riapparizione.
Era guarito? Cosa aveva visto sottoterra? Chi aveva incontrato tra i fantasmi?
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