Si racconta che Amato da piccolo fosse bellissimo, avesse capelli d’angelo sottili e biondi, un fisico da efebo diafano e flessuoso, il collo lunghissimo che pareva disegnato dal Parmigianino, delle dita così affusolate da entrare nelle serrature delle porte e due occhi... due occhi così celesti come un mare finto. Ed era di una delicatezza esasperante – cosa che si è accentuata negli anni – cadeva al minimo refolo di vento che giungesse da una finestra mal chiusa, si ammalava di raucedine con una frequenza indisponente, non mangiava quasi niente, se si eccettuano degli enormi rotoli di zucchero filato che costringeva sua madre a comprare al mercato.
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