Dalla finestra di Pergola

08.01.2022 21:27

Non si sa se siano più strani certi animali o gli esseri umani che li osservano. A Lucca c'è un detto che l'autore di questo libro, Paolo Pergola, potrebbe conoscere, avendo lui dei parenti lucchesi. Qui si dice: "Son buffi i cunìgliori ma anco chi li governa", cioè "Sono strani i conigli ma anche chi li alleva". Lo stesso si potrebbe dire per le vicende raccontate da Pergola nel suo Attraverso la finestra di Snell. Storie di animali e degli umani che li osservano. Pergola è un ricercatore di zoologia. Ma anche un membro dell'Opificio di Letteratura Potenziale, versione italiana dell'Oulipo di Raymond Queneau. E quindi di stranezze se ne intende. Scarabei stercorari che si orientano di notte seguendo la Via Lattea. Farfalle che migrano dal Canada al Messico senza un perché. Lepri e linci che aumentano o diminuiscono di numero a seconda delle macchie solari. Arselle che saltano in groppa alle onde solo quando c'è l'alta marea... tanto per dire alcuni dei comportamenti animali che, di volta in volta, sono al centro di questi racconti. Ma appare subito evidente che all'intento garbatamente divulgativo - non di una teoria o di un sistema ma di una serie di casi sorprendenti agli occhi umani e certamente ignoti a un pubblico main stream - se ne somma un altro di pari interesse: l'atteggiamento dei ricercatori, il comportamento degli uomini di fronte all'oggetto del loro studio. Pergola si premura di dirci: "In queste storie, ogni riferimento agli umani, per come sono o per quello che fanno, è soltanto frutto della fantasia. Quello che fanno gli animali, invece, è tutto vero". Tuttavia pare di vederli questi ricercatori un po' fissati, un po' monomaniaci, come il dottorando Jimmy LaConner che pure alle festine private si accalora, gesticola e beve una birra dopo l'altra parlando di mitocondri come un adepto di una nuova religione. O come lo zoologo Anders Dahl Jakobsen che non rinuncia all'idea che gli attuali squali di Groenlandia siano così longevi da avere visto il passaggio delle navi vichinghe. Il racconto Orche e aringhe, invece, è la comica battaglia di una intrepida ricercatrice (e dei suoi amici pescatori) contro la fastidiosa invadenza di una troupe giornalistica di "Der Spiegel". Fernando, per citare un altro caso, è un ricercatore nippo-brasiliano che gestisce una vera e propria Caimanoteca (così s'intitola il racconto) ma non si capisce dove trovi il tempo per le sue esperienze scientifiche e i relativi articoli accademici, visto che passa la maggior parte del tempo fisicamente vicino alle sue bestie (non solo caimani, ma anche anaconda e serpenti a sonagli) che accudisce come un padre. In Da cinque metri d'altezza - forse il racconto più bello, delicato e crepuscolare - la vicenda si sviluppa intorno all'osservazione delle cornacchie che lasciano cadere dall'alto le cozze, di cui sono ghiotti, per romperne il guscio. Il protagonista è Gustavo, un giovane assistente appassionato della sua materia ma ancor più della giovane Michelle, la più brillante e carina delle studentesse. Ma niente trapelerà di questo amore, o anche solo attrazione che sia. Gustavo resterà ligio al suo ruolo d'insegnante e lei, Michelle, chissà se si è accorta di niente... La finestra di Snell, il racconto che chiude il libro e gli dà il titolo, ci stupisce con le cubomeduse dei Caraibi, i loro ventiquattro occhi, in particolare i sei che guardano fissi in alto, per mantenere un contatto visivo con l'esterno. E come è possibile? Attraverso la finestra di Snell, appunto, un cono di luce di circa novantasette gradi, che anche noi vediamo se nuotiamo sott'acqua e in cui, per rifrazione, è possibile scorgere gli oggetti esterni. Questo racconto è particolarmente emblematico perché ci mostra, letteralmente, un punto di vista altro sulla nostra realtà, sul mondo come lo vediamo da uomini e risponde all'esigenza dichiarata di Pergola di azzerare, almeno per il tempo della lettura, l'idea della superiorità umana sugli altri animali: "Come umano, un colibrì è un disastro, non saprebbe mai avvitare una lampadina. Ma come colibrì, cosa sappiamo fare noi? Non sappiamo volare, né tanto meno succhiare il nettare dai fiori".

Paolo Pergola, Attraverso la finestra di Snell, Italosvevo, 2019.