Sgarbi di primavera

22.03.2022 03:30

Nel primo giorno di primavera mi sono concesso una visitina alla mostra curata da Sgarbi - I pittori della luce. Da Caravaggio a Paolini - alla ex Cavallerizza di Lucca. Ma questa non è una recensione, non voglio spacciarmi per intenditore d'arte. Sono andato, ho curiosato, mi sono goduto i quadri. Forse non ho nemmeno ben capito il criterio espositivo, il percorso che si potrebbe o dovrebbe fare tra le opere, al di là della progressione cronologica con cui grosso modo sono disposte. Del resto non ci sono pannelli che raccontano o provano a spiegare. Una volta tanto mi sono concesso anche l'audioguida, che però è relativa solo a una ventina delle oltre cento tele esposte. Ma insomma, come dicevo, mi sono goduto i quadri, il naturalismo notturno e teatrale di Caravaggio, di Paolini e degli altri "luministi".

Mai fino a oggi Pietro Paolini aveva goduto d'una sua mostra monografica. Che è arrivata a fine 2021, sotto mentite spoglie, così scrive Federico Giannini (finestresullarte.info) e tutto sommato ha ragione, visto che le opere di Paolini sono più di venti. Ma io non sono andato alla mostra per vedere Paolini, o quantomento, non era il solo motivo e forse neanche il principale. Sono andato alla mostra soprattutto perché volevo vedere quali opere Sgarbi avesse scelto di un altro lucchese, Paolo Guidotti, detto il Cavalier Borghese, che aveva preceduto Paolini a Roma di diversi anni, proprio quando imperversava Caravaggio. Anzi, quando arrivò Caravaggio, Guidotti era già là, in posizione eminente all'Accademia di San Luca. Scriveva il fiammingo Karel Van Mander nel suo Libro del pittore (1604): Vive ancora a Roma uno chiamato Paolo Guidotti, eccellente e superiore, anche lui di natura tutta diversa dagli altri maestri, formando concetti ed invenzioni rarissime. Van Mander dice "anche lui" riferendosi a Guidotti e l'altro maestro che sottintende è proprio Carvaggio. Il bizzarro Guidotti, pittore della tarda maniera e uomo d'accademia, contro il furioso Caravaggio, dirompente e anti accademico. Eppure anche Guidotti, più anziano di Caravaggio di una decina d'anni, ne fu influenzato. Si vede nell'unica sua opera che Sgarbi ha scelto per la mostra: un Caino e Abele certamente caravaggesco nello scorcio prospettico dei corpi, nel contrasto di luci e ombre anche se poi la drammaticità della scena sfuma un poco nel grottesco, visto che Caino brandisce un modesto oggetto contundente e in primo piano, come natura morta, ci sono due grossi capi d'aglio e tre carote. E io ecco, sono stato contento di trovare questo quadro, che conoscevo solo in foto e che appartiene a una collezione privata, ma mi aspettavo di trovare, anzi, ero arcisicuro di trovare anche la Deposizione di Cristo nel sepolcro, che per solito fa poca mostra di sé  in una cappella laterale di San Frediano a Lucca, e che invece è uno spettacolo di volti stravolti che emergono dal buio e di vesti dai colori acidi. Anche per questo dipinto si è parlato di ascendenze caravaggesche ma si è fatto pure il nome di Luca Cambiaso. E insomma niente, la Deposizione non c'era.  Bisognerà che faccia un sopralluogo in San Frediano, a vedere se è sempre lì, o magari ci è passato Sgarbi e se l'è portata via.

Comunque devo forse arrendermi: vedere il Caino e Abele che un po' si perde in mezzo a un centinaio di opere, tra cui invece risalta più compiuto il corpus paoliniano, mi induce ad abbassare la cresta e a riconoscere che Guidotti avesse, sì, del genio ma fosse pure incostante, discontinuo nei risultati e spesso affrettato nell'esecuzione. Insomma alti e bassi di un pittore che lavorò tantissimo ma di cui difficilmente vedremo una mostra monografica (anche perché molti lavori sono andati perduti). Eppure questo bizzarro attore del suo tempo, eclettico ingegno che si occupò di pittura, scultura, architettura, astrologia e fu pure cantore, musicista e poeta a imitazione del Tasso, talmente matto o almeno mattoide da far nascere la diceria che si fosse gettato da una torre con delle ali posticce per provare a volare, ecco, questo bizzarro Guidotti lo sento fratello.

(Leggi anche: Il volo presunto del Cavalier Borghese)

Paolo Guidotti, Caino e Abele (1620 circa)

Paolo Guidotti, Deposizione di Cristo nel sepolcro (1608-10)