Un Natale indietro e uno avanti
11.02.2017 01:01
IL PRIMO NATALE CHE IO RICORDI
Dovevo avere quattro o cinque anni. Rivedo un Paperino di gomma chiuso in una scatola di plastica trasparente. Tenevo la scatola in mano e dicevo che Paperino era in ascensore. Mi avevano regalato un Paperino in ascensore. Il tavolo di cucina era carico di regali. Non mi ricordo alberi di Natale. Forse era Befana. Mi è restata comunque nella mente una visione di cose luminose, uno scintillio. Il tavolo era così grande da riempire quasi tutta la cucina. O forse ero io a essere molto piccolo, con la faccia che arrivava appena sopra la tovaglia. Non sono figlio unico. Da qualche parte nella stanza doveva esserci anche mio fratello. I miei genitori erano sagome opache, niente di paragonabile a Paperino.
IL NATALE DEL 2028
Avrò sessantatré anni. Capelli molto pochi e grigi, anzi bianchi. Resta da stabilire come sarà la pancia. Non credo che potrà rimanere così com’è. O arretrerà, in virtù di un ritorno di giovinezza e di sportività, o aumenterà, diventerà gigante. Per le mie nipotine sarò uno zio enorme. Già ora lo sono, scompaiono quando le prendo in braccio. C’è una foto famosa di Orson Welles sulla sessantina, ormai sformato completamente, un ciccione formidabile vestito di scuro che straripa dalla sedia. Ha una sua residua bellezza, una sua imponenza, e una sciarpa lunga attorno al collo. Anche i capelli sono lunghi, mentre da giovane li portava corti. Mi ha sempre impressionato quella foto. Forse non voglio proprio immaginarlo il mio Natale del 2028.
Orson Welles (da www.panorama.it)